1. il colore
A volte penso che la semplicità, l'essenzialità, la purezza siano stati d'animo facili da raggiungere, la condizione propria dall'essere umano. Altre mi rendo conto che chi è più attratto da questi modi d'essere, molte volte ne è più lontano. Come può la verità andare a braccetto con la menzogna? Come può la luce attrarre il buio? Come può l'ordine sposarsi con il caos? Eppure tutto, in questo mondo, è l'unione di questi due estremi. E, da questa unione, tutto nasce, nelle indescrivibili e variopinte sfumature del multicolore che è l'esistere umano.
2. il passato
Un altro pensiero che mi ingarbuglia il cuore è come convivere con il passato, posto che esistono alcuni passati così ingombranti che permangono lì, come fantasmi, e si rifanno vivi ogniqualvolta tenti di iniziare un nuovo cammino. I maestri dell'ascetismo insegnano ad allontanarsi da ogni cosa, materiale o immateriale, e, nell'astrazione, incontrarsi con l'infinito. Ci ho provato, lo giuro, ma a me proprio non riesce di astrarmi così tanto. Deduco che ciascuno di noi dovrebbe scegliere bene il proprio presente, per non dover poi faticare a digerire il passato, no?
3. il riciclo
E ogni tanto, proprio quando tenti di proporre qualcosa di nuovo, ti rendi conto che nulla lo è, nulla è originale, vergine, primigenio, tutto è già stato fatto, sperimentato, amato o sofferto. Viviamo in un mondo che ricicla, signori, eccome. Ricicliamo espressioni e frasi, saluti e vestiti, modi di fare e difetti. Ricicliamo maschere e pregiudizi, travestimenti e incazzature. Ricicliamo idee e lettere d'amore, pose fotografiche e sorrisi di plastica. L'unica cosa che ancora non riusciamo a riciclare è proprio la monnezza. Ma, si sa, ogni cosa vuole il suo tempo.