sabato 10 dicembre 2011

ISTANBOHÈME

(foto di dottor_cemb; www.flickr.com/photos/dottor_cemb/5648602387/)

Il freddo rallenta, ma non blocca, la fluidità con la quale persone e idee si muovono. Tra file interminabili di pescatori da un lato, pendolari in corsa dall'altro, e il traffico di una delle principali arterie cittadine, a volte ti assale lo stordimento, là, sul ponte di Gàlata.


Sotto di te, le acque del Corno d'Oro trasportano sardine e battelli da crociera che eseguono sinuosi derrapamenti per fare inversione di marcia e, miracolo, non si toccano mai.
Sopra di te, il cielo si fa rapidamente scuro: è l'Asia che regala la notte all'Europa, là, sul ponte di Gàlata.


Si spegne il sole, si accendono le stelle, la luna, e le moschee eleganti che lanciano dai minareti il loro canto verso Allah, le sure del Corano ad indicare la via al muslim.
I muezzin cantano tutti insieme, ma non cantano all'unisono. Le modulazioni artistiche delle antiche sure volano nell'aria, si incrociano, si rispondono, abbracciano il rumore della città e lo impastano. Avvolgono il moderno nell'antico. E te lo regalano, là, sul ponte di Gàlata.


L'aria che ti avvolge sa di sardine alla brace e kebab, baklava e çay, spezie e incensi. I negozianti delle piccole strade del centro impilano montagne di frutta, affettano gli ananas, spremono con destrezza e manualità melograne e arance, che tagliano ed espongono rosse e grondanti di succhi. Quegli occhi di sangue ti spiano mentre scendi le interminabili scale che portano, da uno dei sette colli della città, fino là, sul ponte di Gàlata.


I veli delle donne sono eleganti ed abbracciano con la seta gli occhi dell'oriente. Le labbra delle donne sono carnose e sensuali, e i loro capelli sono lunghi e castani, o del color del rame, o del nero più corvino. La pelle delle donne è bella, elastica, preparata alla battaglia. Le donne, sole, con le amiche, con i bambini, con gli uomini, vanno e vengono anche là, sul ponte di Gàlata.


Fuori dal Gran Bazar si vendono orologi, calzini, magliette, bandiere. Dentro si comprano diamanti, sete, maioliche e pancere. Intorno, intere vie dedicate allo stesso articolo, venduto in venti negozi di seguito. Poi, interi quartieri dai quali non si riesce a uscire, dove la gente cammina e si ferma, prende un çay e si rilassa, va al ristorante e mangia velocissima per finire là, sul ponte di Gàlata.

Quando piove, minuscoli ombrelli di plastica trasparente 5lyt, pozzanghere e fiumi d'acqua sulle strade inclinate a 25 gradi. Traffico insostenibile, ingorghi di ore, vie laterali bloccate, micidiali arpioni spaccapneumatici per terra e polizia in Mini, il tram nostalgico di Istikal, con il suo carico di attori di serie B, lotta contro la folla dell'arteria pedonale e commerciale in senso latitudinale e contro i tacsi feroci e sordi in senso longitudinale. 16 milioni di persone che il freddo rallenta, ma non blocca e che spinge tutti, prima o poi, là, sul ponte di Gàlata.

Ed è il ballo eterno di oriente e occidente, è l'abbraccio dell'antichissimo con il modernissimo, è il miele più dolce che si fonde con la spezia più piccante. Sulla tua lingua, nei tuoi occhi, nelle tue orecchie, nelle tue narici e sulla tua pelle: è tutto, ed è ovunque. Ti entra dentro anche se tu non vuoi. Distrugge i pregiudizi con un sorriso. Spettina persino le teste più ordinate. Orna gli stili più minimalisti. Tu scappi da Istanbul, ma Istanbul ti rincorre, ti sfiora, ti invita a un tango, ti abbraccia e ti seduce persino là, soprattutto là, sul ponte di Gàlata.

Welcome to Asia.
Welcome to Europe.
Welcome.



domenica 4 dicembre 2011

LEGGEREZZA

Nella prima delle sue Lezioni americane, Calvino si dedica all'opposizione leggerezza-peso, sostenendo le ragioni della prima. Come lui stesso afferma, infatti, l'operazione dello scrivere è, per lui, il più delle volte, una sottrazione di peso.

Il mito di Perseo che, con i calzari alati, riesce a sconfiggere Medusa, è un'allegoria della leggerezza delle parole contro la pesantezza del mondo. E anche del suggerimento, per lo scrittore, dell'ottica da utilizzare nell'osservarlo: Perseo riesce a vedere Medusa solo perché non la guarda mai direttamente. Nella visione riflessa vi è la capacità di cogliere l'essenza di ciò di cui si vuole scrivere.

Ma, come può un romanziere rappresentare questa idea di leggerezza? Calvino enumera una lunga serie di autori e opere emblematiche a proposito.
La prima è il De rerum natura di Lucrezio, come prima opera di poesia nella quale la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della sua compattezza. La seconda, scritta poco più tardi, sono le Metaformosi di Ovidio. In entrambe, comunque, la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura.
Agli albori della letteratura italiana, ed europea, due voci rappresentano la leggerezza e la gravità: Cavalcanti, che tende a fare del linguaggio un elemento senza peso, e Dante, che tende a comunicare al linguaggio il peso. Il primo viene anche descritto da Boccaccio nel Decameron come il poeta filosofo che spicca il volo oltre la gravità del mondo.

Già attraverso questi primi esempi, Calvino descrive la leggerezza, che associa alla precisione e alla determinazione, non alla vaghezza e all'abbandono: "Il faut etre léger comme l'oiseau, et non comme la plume" (Paul Valery).
Esistono almeno tre distinte accezioni di leggerezza:
1) un alleggerimento del linguaggio
2) la narrazione di un ragionamento che comporti un alto grado di astrazione
3) un'immagine figurale di leggerezza, che assuma un valore emblematico
Esempio di quest'ultima, il Quijote di Cervantes che infilza con la lancia la pala di un mulino e viene trasportato in aria.

L'universo di Shakespeare, imbevuto delle ricche mitologie celtiche, ci avvicina alla leggerezza come contemplazione del proprio dramma dal di fuori, come capacità di dissolverlo in malinconia e ironia. Infatti, la prima è tristezza diventata leggera, e la seconda è il comico che ha perso la pesantezza. E Amleto, il personaggio feticcio che li rappresenta entrambi.
Ma il primo scrittore al mondo che usa una concezione atomistica alla Lucrezio, narrata in chiave fantastica, è il francese Cyrano de Bergerac. Il suo Voyage dans la lune supera per immaginazione Luciano di Samosata e l'Ariosto (e forse anche Jules Verne ndr), oltre a proclamare, centocinquant'anni prima della Rivoluzione francese, la fraternità dei viventi sulla base dell'atomismo.
L'inglese Jonathan Swift sviluppa un sistema di calamite per sostenere l'isola volante di Laputa (l'eco della quale si ritrova ne Le città invisibili ndr), sconfiggendo, a suo modo, la gravità, da "nemico" di Newton. Voltaire, invece, che di Newton è ammiratore, inventa il gigante Micromégas definito da dimensioni espresse in cifre.

L'immaginario letterario è ricco di figure sospese per aria e, non per nulla, la traduzione al francese de Le mille e una notte di Antoine Galland sarà un successo. Ma è sulla palla di cannone del Barone di Münchausen, e sull'illustrazione di Gustave Doré, che spicca il volo il XVIII secolo.
Tornando in ambito italiano, Calvino dedica un approfondimento al parallelismo Leopardi-luna, giungendo a definire, attraverso l'analisi di alcuni versi di sue poesie, che il miracolo di Leopardi è stato quello di togliere al linguaggio ogni peso e farlo assomigliare alla luce lunare.
Una lunga serie di pensatori ritenevano, inoltre, che i segreti del mondo fossero contenuti nella combinazione dei segni della scrittura: l'Ars Magna di Ramon Llull, la Kabbala dei rabbini spagnoli, quella di Pico della Mirandola...

Per concludere la sua trattazione, Calvino afferma che la ricerca della leggerezza è sempre stata una reazione al peso di vivere: alla precarietà dell'esistenza nella tribù, lo sciamano rispondeva annullando il peso del corpo e trasportandosi in volo in un altro mondo; mentre le donne sopportavano il peso più grave di una vita di costrizioni, le streghe volavano, di notte, su manici di scopa e spighe di grano. Il nesso tra levitazione desiderata e privazione sofferta è sempre stato una costante antropologica.
Per prima cosa, nella narrazione orale: una delle funzioni studiate da Vladimir Propp nella sua Morfologia della fiaba, è il trasferimento dell'eroe in un mondo "altro".
Quindi, secondo Calvino, la razionalità più profonda implicita in ogni operazione letteraria, va cercata nelle necessità antropologiche cui essa corrisponde.

Calvino termina la prima delle Lezioni Americane con il racconto breve Der Kübelreiter (Il cavaliere del secchio) di Kafka, augurando agli scrittori di affacciarsi al nuovo millennio a cavallo del proprio secchio, senza sperare di trovarvi nulla più di quello che saranno capaci di portarvi. La leggerezza, per esempio.


venerdì 2 dicembre 2011

CARTOLINE

Aprile 1985: Venezia (con M, O & G)
Agosto 1985: Yugoslavia (con M, O & G)
Dicembre 1985: Sud Tirolo (corso di sci con M, O & G)
Giugno 1990: Inghilterra DA SOLA a undici anni (corso di lingua)
Febbraio 1992: Tonale (corso di sci con M, O & G)
Luglio 1992: Brallo (corso di Tennis con M & F)
Aprile 1993: Gubbio (con M, O & G)
Febbraio 1994: Tonale (con M, O & G)
Luglio 1994: Falcade (con l'oratorio)
Agosto 1994: Croazia (con M, O & G)
Agosto 1995: San Francisco (con M, O & G)
Gennaio 1996: Tonale (con M, O & G)
Febbraio 1996: Vienna (gita di classe di II classico)
Agosto 1997: Svizzera (biciclettata con A & A)
Luglio 1998: Cadaqués (con M, O & G)
Marzo 1998: Parigi (con A)
Luglio 1998: Corsica (con M, G, C, C, S, P & A)
Agosto 1999: Irlanda (biciclettata con A e altra gente)
Aprile 2000: Dolomiti (arrampicata con A e altra gente)
Agosto 2000: Toscana (con A)
Aprile 2001: Egitto (con A)
Agosto 2001: Malta (soggiorno studio con M)
Luglio 2002: Barcellona (con G)
Agosto 2002: Sicilia (non più con G)
Settembre 2003: Madrid (con P)
Dicembre 2003: Portogallo (con P)
Agosto 2004: Galizia (con P)
Dicembre 2005: Toledo (con P)
Agosto 2006: Asturie (con P)
Agosto 2007: Galizia (con P)
Agosto 2008: Galizia (con P)
Agosto 2009: Galizia (con P)
Agosto 2010: Cantabria (con V)
Settembre 2010: Bologna (con V)
Settembre 2010: Segovia (con V)
Settembre 2010: Lago d'Orta (con V)
Novembre 2010: Firenze (con V)
Dicembre 2010: Agrigento (con V)
Gennaio 2011: Gran Canaria (con V)
Marzo 2011: Sirmione (con V)
Maggio 2011: Lago di Lecco (con V)
Agosto 2011: Tenerife (con V, A & S)
Ottobre 2011: Cuba (con V)
Dicembre 2011: Istambul (con V)
Dicembre 2011: Lanzarote (con V)

... ora che me le sono scritte, posso ridare alla nonna le cartoline che le ho saccheggiato.



giovedì 28 aprile 2011

Escritoras. Ganadoras.






Ieri la scrittrice catalana Ana Maria Matute ha ricevuto il Premio Cervantes dalle mani del re, Don Juan Carlos.

Oggi la scrittrice cubana Fina Garcìa Marruz ha ricevuto il Premio Reina Sofìa de Poesìa Iberoamericana da quelle della stessa Reina Sofìa.


84 anni la prima, 88 la seconda.

E poi dicono che finché c'è vita c'è speranza. Io direi che finché c'è letteratura, c'è vita.

mercoledì 27 aprile 2011

l'amore segreto


Ho una figlia, ma non lo sa nessuno.

Non lo sa nessuno perché lei, in realtà, non esiste.

Anzi, esiste, ma non è mia figlia

Ha un bel nome, un bel sorriso, dei begli anni davanti.

Le voglio bene come se fosse mia.

E non posso dirlo a nessuno.

Il nostro è un amore segreto


martedì 19 aprile 2011

sul colore, il passato e l'arte del riciclo

1. il colore
A volte penso che la semplicità, l'essenzialità, la purezza siano stati d'animo facili da raggiungere, la condizione propria dall'essere umano. Altre mi rendo conto che chi è più attratto da questi modi d'essere, molte volte ne è più lontano. Come può la verità andare a braccetto con la menzogna? Come può la luce attrarre il buio? Come può l'ordine sposarsi con il caos? Eppure tutto, in questo mondo, è l'unione di questi due estremi. E, da questa unione, tutto nasce, nelle indescrivibili e variopinte sfumature del multicolore che è l'esistere umano.

2. il passato
Un altro pensiero che mi ingarbuglia il cuore è come convivere con il passato, posto che esistono alcuni passati così ingombranti che permangono lì, come fantasmi, e si rifanno vivi ogniqualvolta tenti di iniziare un nuovo cammino. I maestri dell'ascetismo insegnano ad allontanarsi da ogni cosa, materiale o immateriale, e, nell'astrazione, incontrarsi con l'infinito. Ci ho provato, lo giuro, ma a me proprio non riesce di astrarmi così tanto. Deduco che ciascuno di noi dovrebbe scegliere bene il proprio presente, per non dover poi faticare a digerire il passato, no?

3. il riciclo
E ogni tanto, proprio quando tenti di proporre qualcosa di nuovo, ti rendi conto che nulla lo è, nulla è originale, vergine, primigenio, tutto è già stato fatto, sperimentato, amato o sofferto. Viviamo in un mondo che ricicla, signori, eccome. Ricicliamo espressioni e frasi, saluti e vestiti, modi di fare e difetti. Ricicliamo maschere e pregiudizi, travestimenti e incazzature. Ricicliamo idee e lettere d'amore, pose fotografiche e sorrisi di plastica. L'unica cosa che ancora non riusciamo a riciclare è proprio la monnezza. Ma, si sa, ogni cosa vuole il suo tempo.

lunedì 18 aprile 2011

miiii quanto tempo!!!


Un anno o quasi dall'ultima volta! eh! quant'acqua sotto i ponti del Naviglio... se dovessi farvi il riassunto di tutto ciò che mi è capitato non ci credereste. Dunque, è successo che ho incontrato.... e poi che.... ha scoperto tutto e bhe, è stato un po' un casino, quindi... ha cambiato casa, e poi... e infine.... ho conosciuto anche .... e ..... e tutti gli altri. E ora? beh, per farvela breve, ......!!!!! Contenti? Io sìììì!!!!!