Nella prima delle sue Lezioni americane, Calvino si dedica all'opposizione leggerezza-peso, sostenendo le ragioni della prima. Come lui stesso afferma, infatti, l'operazione dello scrivere è, per lui, il più delle volte, una sottrazione di peso.
Il mito di Perseo che, con i calzari alati, riesce a sconfiggere Medusa, è un'allegoria della leggerezza delle parole contro la pesantezza del mondo. E anche del suggerimento, per lo scrittore, dell'ottica da utilizzare nell'osservarlo: Perseo riesce a vedere Medusa solo perché non la guarda mai direttamente. Nella visione riflessa vi è la capacità di cogliere l'essenza di ciò di cui si vuole scrivere.
Ma, come può un romanziere rappresentare questa idea di leggerezza? Calvino enumera una lunga serie di autori e opere emblematiche a proposito.
La prima è il De rerum natura di Lucrezio, come prima opera di poesia nella quale la conoscenza del mondo diventa dissoluzione della sua compattezza. La seconda, scritta poco più tardi, sono le Metaformosi di Ovidio. In entrambe, comunque, la leggerezza è qualcosa che si crea nella scrittura.
Agli albori della letteratura italiana, ed europea, due voci rappresentano la leggerezza e la gravità: Cavalcanti, che tende a fare del linguaggio un elemento senza peso, e Dante, che tende a comunicare al linguaggio il peso. Il primo viene anche descritto da Boccaccio nel Decameron come il poeta filosofo che spicca il volo oltre la gravità del mondo.
Già attraverso questi primi esempi, Calvino descrive la leggerezza, che associa alla precisione e alla determinazione, non alla vaghezza e all'abbandono: "Il faut etre léger comme l'oiseau, et non comme la plume" (Paul Valery).
Esistono almeno tre distinte accezioni di leggerezza:
1) un alleggerimento del linguaggio
2) la narrazione di un ragionamento che comporti un alto grado di astrazione
3) un'immagine figurale di leggerezza, che assuma un valore emblematico
Esempio di quest'ultima, il Quijote di Cervantes che infilza con la lancia la pala di un mulino e viene trasportato in aria.
L'universo di Shakespeare, imbevuto delle ricche mitologie celtiche, ci avvicina alla leggerezza come contemplazione del proprio dramma dal di fuori, come capacità di dissolverlo in malinconia e ironia. Infatti, la prima è tristezza diventata leggera, e la seconda è il comico che ha perso la pesantezza. E Amleto, il personaggio feticcio che li rappresenta entrambi.
Ma il primo scrittore al mondo che usa una concezione atomistica alla Lucrezio, narrata in chiave fantastica, è il francese Cyrano de Bergerac. Il suo Voyage dans la lune supera per immaginazione Luciano di Samosata e l'Ariosto (e forse anche Jules Verne ndr), oltre a proclamare, centocinquant'anni prima della Rivoluzione francese, la fraternità dei viventi sulla base dell'atomismo.
L'inglese Jonathan Swift sviluppa un sistema di calamite per sostenere l'isola volante di Laputa (l'eco della quale si ritrova ne Le città invisibili ndr), sconfiggendo, a suo modo, la gravità, da "nemico" di Newton. Voltaire, invece, che di Newton è ammiratore, inventa il gigante Micromégas definito da dimensioni espresse in cifre.
L'immaginario letterario è ricco di figure sospese per aria e, non per nulla, la traduzione al francese de Le mille e una notte di Antoine Galland sarà un successo. Ma è sulla palla di cannone del Barone di Münchausen, e sull'illustrazione di Gustave Doré, che spicca il volo il XVIII secolo.
Tornando in ambito italiano, Calvino dedica un approfondimento al parallelismo Leopardi-luna, giungendo a definire, attraverso l'analisi di alcuni versi di sue poesie, che il miracolo di Leopardi è stato quello di togliere al linguaggio ogni peso e farlo assomigliare alla luce lunare.
Una lunga serie di pensatori ritenevano, inoltre, che i segreti del mondo fossero contenuti nella combinazione dei segni della scrittura: l'Ars Magna di Ramon Llull, la Kabbala dei rabbini spagnoli, quella di Pico della Mirandola...
Per concludere la sua trattazione, Calvino afferma che la ricerca della leggerezza è sempre stata una reazione al peso di vivere: alla precarietà dell'esistenza nella tribù, lo sciamano rispondeva annullando il peso del corpo e trasportandosi in volo in un altro mondo; mentre le donne sopportavano il peso più grave di una vita di costrizioni, le streghe volavano, di notte, su manici di scopa e spighe di grano. Il nesso tra levitazione desiderata e privazione sofferta è sempre stato una costante antropologica.
Per prima cosa, nella narrazione orale: una delle funzioni studiate da Vladimir Propp nella sua Morfologia della fiaba, è il trasferimento dell'eroe in un mondo "altro".
Quindi, secondo Calvino, la razionalità più profonda implicita in ogni operazione letteraria, va cercata nelle necessità antropologiche cui essa corrisponde.
Calvino termina la prima delle Lezioni Americane con il racconto breve Der Kübelreiter (Il cavaliere del secchio) di Kafka, augurando agli scrittori di affacciarsi al nuovo millennio a cavallo del proprio secchio, senza sperare di trovarvi nulla più di quello che saranno capaci di portarvi. La leggerezza, per esempio.
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