mercoledì 21 gennaio 2009
senza parole
non posso caricare soltanto foto, altrimenti l'avrei fatto
intanto, ecco un regalino, da gustare piano piano nei momenti di tristezza
da riservare per le sere d'inverno, nelle quali rimpiangi il caminetto
da accarezzare come un gatto se non fosse che sei allergica
da ricordare
da tramandare
da sperare
lunedì 19 gennaio 2009
ARCImortacci!
Lunedì sera, tour de force: esci dal lavoro, corri a casa, prepara la lezione di spagnolo, corri all'ARCI, aspetta l'alunno invisibile, l'alunno invisibile non si materializza nemmeno questa volta (e tutti a dire che la scorsa voltaccen'erano sei ma minimo tiggiuro vabbé sarà per la prossima!) allorché scatti sul bolide, schizzi a fare quella mezza commissione che riesci a infilare tra le otto e un quarto e le nove meno venti, quando è già ora di ripuntare il bolide in direzione ARCI, riinfilarsi nel natural budello della puzzona via che sa di mercato del lunedì e cercare un posteggio non troppo da rimozione.
E poi entri.
Attraversi il corridoio lasciandoti sulla sinistra "la porta della riunione interminabile": sono lì dentro da settembre, tra volantini stampati anche di costa, avanzi di un panettone e (mi sembra, ma magari è un'allucinazione) fumo di sigarette. Passi il bar che sarebbe anche carino se solo qualche volta ci fosse uno straccio di qualcuno a bervi qualcosa. Disturbi irrimediabilmente la lezione di capoeira perché attraversi la roda in pieno e il mestre, con serafico, tropicale sorriso, accenna un saluto a testa in giù, appollaiato sul mignolo, a gambe spalancate con l'alluce teso verso di te in una affascinante e melliflua parodia di combattimento. Scendi le scale che conducono alla sala del baile flamenco, e a riprova di ciò c'è il tablao rivestito di formica, ci sono gli specchi deformanti e, appeso là in fondo, c'è un bel vestito da folclorica un poco battona.
Ma te ne freghi, perché tu sei lì per suonare la chitarra. Gli altri sono già arrivati, si accordano gli strumenti e tu accarezzi la tua Clementina, quanto seibbella Clementina, anche se il primo giorno mi è caduto il poggiapiede e ti ho quasi perforato la cassaarmonica, ora Clementina con quella piccola cicatrice sei ancora più bella! E poi Nelson si siede, lancia un motivo, e mentre tu fai del tuo meglio per massacrarglielo, spalanca la sua enorme bocca da nero cubano e canta:
Guantanameraaaaaaaaa....
sabato 17 gennaio 2009
verde que te quiero verde
avevo bisogno di respirare aria pulita, e così ho deciso di fabbricarmela: ieri sono andata a comprare le piante
al lidl c'erano i saldi dei bulbi (bella la triplice allitterazione, no?) e così ho preso un vasetto di tulipani rossi, uno di
giacinti viola e uno di "narcisi dorati".
Questi ultimi sono un omaggio a una poesia che ho molto amato da piccola, "I wandered lonely as a cloud" di Wordsworth:
I wandered lonely as a cloud
That floats on high o'er vales and hills,
When all at once I saw a crowd,
A host, of golden daffodils;
Beside the lake, beneath the trees,
Fluttering and dancing in the breeze.
Ecco fatto. E poi, non paga, ho visto che c'erano dei ficus benjamin molto piccoli e molto carini, e ne ho preso uno color verde chiaro: ho scoperto che si chiama Goldie, ed è andato a finire sul davanzale della finestra della cucina.
Ma, visto che non di solo ossigeno si vive, ho comprato anche quattro vasetti di erbe aromatiche: basilico, prezzemolo, salvia e rosmarino, tutti in bell'ordine come soldatini sul davanzale vicino al ficus. Il prezzemolo è praticamente già chino a guardare il pavimento.
E poi, per non farmi mancare nulla, e perché era very cheap and chic, mi sono regalata anche un bonsai. Un bonsai al lidl, chi l'avrebbe detto. L'ho guardato ben bene, ho deciso che gli avrei dato un nome degno di un piccolo albero, ma non me ne è venuto in mente nessuno, e così l'ho chiamato "Cosino" e l'ho messo sulla mensola del bagno. Se poi non gli piace lo sposto. Il nome, invece, mi sa che se lo tiene.
Ovviamente mia madre, senza che ci fossimo dette nulla, ieri ha deciso che mi avrebbe omaggiato a sua volta delle piante, e così mi ritrovo con un ficus "Samantha" nello studio, una Tillandsia con annesso fiore viola, sempre nello studio, e una Dracaena enorme, in cucina.
Bene. Ora che ho una quindicina di piante per casa, posso trarre le seguenti conclusioni:
- sono diventata anche io una di quelle "col pollice verde", automaticamente!
- bagnarle tutte, togliere le foglie morte, spostarle, spruzzarle nella vasca da bagno e, soprattutto, parlarci insieme, richiederà un supplemento del tempo settimanale che dedicavo alla pulizia della casa: passiamo da quindici a venti minuti
- ormai non ho più scuse, devo per forza ossigenarmi!
martedì 13 gennaio 2009
sciuretta tuo malgrado
comprare casa è già un bel passo
(è un investimento - il mattone non delude mai - così hai smesso di pagare l'affitto)
arredarla completamente una faticaccia
(che bella - che carina - che vezzosa - che coquette)
quando poi scopri che il risultato è tremendamente shabby-chic
(ma come, non è quello che volevi?)
ti senti irrimediabilmente sciuretta :(
lunedì 12 gennaio 2009
ah, la boule...
Se non avete il caminetto acceso giorno e notte, o un amante appassionato che vi faccia friggere le lenzuola e neppure uno straccio di gatto acciambellato sui piedi che vi riscaldi in queste notti d'interminabile inverno padano, potete sempre fare riferimento a un sostituto evergreen di un'efficiente termoregolazione corporea: la borsa dell'acqua calda.
Morbida e gommosa al tatto, con quel suo tepore invitante e la sua ambigua mollezza si presta bene alle più lussuriose applicazioni. Molto più sicura della vecchia bottiglia dell'acqua calda della nonna, e infinitamente più politically correct del mattone tirato via dalla stufa della bisnonna, è un oggetto che ogni ragazza dovrebbe possedere.
La meravigliosa borsa si presta infatti a molteplici usi, alcuni dei quali enumero per conoscenza diretta:
- mal di pancia. Un classico, da preferire per indigestioni o spasmi mestruali, ma non in caso di sospetta appendicite. Mettetela in orizzontale al di sotto del maglione direttamente sulla maglietta. Per stare nella gloria l'ideale è stravaccarsi sul divano con una copertina.
- piedi freddi a letto. Narrano le leggende che più di una solida unione sia andata e remengo per colpa di estremità ghiacciate delle gentili signore. Ora, la borsa va tenuta tra i due piedi, e la posizione di questi ultimi va variata spesso per permettere alla maggiore superficie di calzetta possibile di godere del caldino. Per ragazze allenate e un tantino atletiche
- piedi freddi alla scrivania. Variante come sopra ma con aggiunta la forza di gravità. Posizionare la borsa sotto i piedi, avendo l'accortezza di predisporre un tappetino, sennò il pavimento freddo ridurrà di parecchio la durata del trattamento. Per un effetto sauna, avvolgere le estremità in una copertina.
- piedi freddi sul divano. Sedute nella posizione del fiore di loto, posizionare la borsa all'incrocio dei piedi e coprire con una copertina. Quando non si avvertiranno più le gambe, cambiare posizione.
- male di schiena. Sdraiarsi sulla pancia e applicare la borsa sulla parte dolorante. Non muoversi. Non muoversi. Zzzzz....
domenica 11 gennaio 2009
Il suonatore Jones
ssshhh... cantala piano, arpeggiando dolcemente sulle corde della chitarra, come se l'abbracciassi...
(Il ritratto è di Andrea Palma)
IL SUONATORE JONES (F. De Andrè-G. Bentivoglio-N. Piovani)
“… E dov’è Jones, quel vecchio suonatore
Che giocò con la vita per tutti i suoi novant’anni.
Affrontando la tormenta a petto nudo.
Bevendo e piantando casino.
Senza mai un pensiero
Né alla moglie, né ai parenti,
Né all’amore, né al denaro, né al cielo?...”
(da “La Collina” di E.L. Masters)
LA- RE- LA7 RE-
MI7 SOL7 DO MI7
LA- DO FA DO
MI- SI7 MI- SI7 MI- MI
In un vortice di polvere gli altri vedevan siccità,
a me ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa.
Sentivo la mia terra vibrare di suoni, era il mio cuore,
e allora perché coltivarla ancora, come pensarla migliore.
Libertà l’ho vista dormire nei campi coltivati
a cielo e denaro, a cielo ed amore, protetta da un filo spinato.
Libertà l’ho vista svegliarsi ogni volta che ho suonato,
per un fruscio di ragazze a un ballo, per un compagno ubriaco.
E poi se la gente sa, e la gente lo sa che sai suonare,
suonare ti tocca, per tutta la vita e ti piace lasciarti ascoltare.
Finì con i campi alle ortiche, finì con un flauto spezzato
e un ridere rauco e ricordi tanti e nemmeno un rimpianto.
sabato 10 gennaio 2009
In vain have I struggled...
...it will not do. You must allow me to tell you how ardently I admire and love you.
ecco, è successo. complice la nevicata di mercoledì e cinque giorni di vacanze forzate, mi sono attaccata a you tube e mi sono sparata una ventiquattr'ore quasi non-stop di pride and prejudice
ho iniziato ieri mattina: a radio popolare stavano parlando di una nuova serie della tv inglese "Lost in Austen" - vado su youtube e... c'è evidentemente molta gente fissata al mondo, l'hanno caricata interamente!
la storia è geniale: c'è la tipica isterica inglese contemporanea che, quando il mondo l'affanna, non si fa una canna come recita l'adagio ma si attacca a Pride and prejudice. la capisco, l'ho fatto anch'io quando ero depre, ma poi, guardandomi intorno il mio appartamento mi sembrava una topaia, il mio ragazzo molto poco gentleman e il panorama del sud-ovest milanese così diverso dalla campagna inglese... comunque, una volta, mentre è immersa nella lettura, sente un rumore dal bagno, si avvicina con cautela e chi ti trova in piedi nella vasca, tra i collant e la biancheria stesa ad asciugare? nientemeno che miss elizabeth bennet, l'eroina del libro.
ora, non vi sto a tediare sui dettagli, ma succede che le due tipe, tramite un passaggio segreto spazio-temporale, si scambiano di posto: Elizabeth rimane nel XXI secolo e la nostra isterica (che si chiama Amanda) se ne va nel XVIII. Beh, che dire, nonostante l'assurdità della cosa, e la faccia non proprio femminile della protagonista (Amanda, non quell'altra) e un improbabile taglio di capelli che si ostina a mantenere anacronisticamente tale per tutta la durata della serie, non sono riuscita a staccarmene e me la sono vista tutta (in realtà non è gran cosa, sono soltanto tre ore).
e poi, dopo avere dedicato l'intero pomeriggio ad altre amene attività di tipo carpentieristico, la sera eccomi di nuovo con jane austen. preparo la postazione (divano, cuscini, copertina), scaldo la cena, metto sotto carica il computer: stanotte mi aspetta LA BESTIA: sei ore, e ripeto SEI ORE di serie dalle BBC del 1995, quella bbona, con attrici che sembrano veramente donne dell'Inghilterra del XVIII secolo e con un Mr Darcy da far accapponare la pelle: Colin Firth!
che dire? ho dovuto interrompermi alle quattro del mattino perché incominciavo a vedere una ragazza ricciuta vestite in stile impero scivolare silenziosa per il corridoio, e, considerando che ora vivo da sola, mi è sembrato un segnale inequivocabile del fatto che dovessi prendermi una pausa. Ho spento la luce e, prima di addormentarmi, ho dovuto richiamarla all'ordine perché, con i suoi "Indeed sir", non mi faceva dormire. Lei mi ha guardato beffarda, e si è volatilizzata...
stamattina sveglia all'alba (delle undici), yoga di rito e nessuna traccia della fantasma. Bene. Ho bruciato le due ore che rimanevano mentre facevo colazione.
che dire?
che dopo aver visto LA BESTIA nessun altro rimake può reggergli il confronto, men che meno orribili riedizioni nelle quali il geniale testo della Austen è stravolto, attualizzato e (orrore!) para-americanizzato aaarrrgghhhh!
che purtroppo non esistono i Mr Darcy e le Elizabeth Bennet, o perlomeno non più, e che è una pena vedere in che cosa i loro discendenti si sono trasformati (d'altronde noi saremmo gli eredi degli antichi romani... puah!)
che ho bisogno di fare una bella passeggiata nella brughiera per non sentirmi terribilmente depressa paragonando la loro vita alla mia, ma che, in assenza di essa, penso andrà più che bene il laghetto con le papere di Bucci
that's all for today...
giovedì 8 gennaio 2009
pella l'Italia
Pella l'Italia, ci sto penissimo da tanto tempo, prima cvon GP, e atesso ta solo... sopratutto mi piace tutta la cente che mi fiene a sentire qvanto parlo... eh, si vede che qvuesti italiani sono allenati alle adunate oceaniche qvando qvalcuno parla tal palcone... pei tempi!
e mi piace l'Italia, perché qvesto è l'unico paese al mondo che mi tetica una notizia sicura in ogni teleciornale: altrofe, tefo amettere, non mi si conzidera tanto, e i risultati si fedono: c'è ancora la sinistra! qve orore! ma non qvi: fortunatamente sono in buone mani conzervatrici, che mi difendono dagli attacchi del nemico pubblico numero uno: il comunismo!
che poi i comunisti sparcono mode insane e itee perferse, come quella dei matrimoni gay! in che monto siamo capitati? di matrimonio solo ne esiste uno, e qvesto non fuol dire che ce l'abbiamo coi gay: topotutto, portiamo tutti la conna no?
ma il pericolo rosso si inzinua anche nei luoghi di cultura: come qvando non mi folefano fare entrare all'università, solo perché avevo riconfermato l'abiura a kalileo! ma lo saprò, io, se tofefa abiurare o no, sono o non sono santo, oltreché patre?
per non parlare di altri procedimenti puoni e ciusti, come la caccia alle streche, le crociate contro gli infeteli e la santa inqvuisizione: e che, i comunisti non forranno mettere in discusione anche quelli? ma se lo fanno, pasta far catere il governo un'altra folta... un colpo ceniale, e poi dicono che ciocare a risiko non serfe a nulla...
la rivoluzione del 2009
l'ho scoperta quasi per caso, la notte del 31 dicembre 2008
a due ore due dal cenone, non avevo fatto altro che scongelare le orate, che ora mi guardavano con aria interrogativa quanto assente, e mettere a mollo le lenticchie, che avevano sospettosamente iniziato una mutazione germinativa
ora, il problema delle occasioni importanti è che ci si aspetta che tu ne sia all'altezza, e io le uniche due volte che avevo cucinato pesce mi è venuto uno schifo, e le lenticchie bruciate. ma stavolta doveva essere diverso: avevo la cucina nuova o no?
così ho aperto con mano ginecologicamente guantata l'orata e le ho infilato in pancia una manciata a caso di erbe aromatiche, e sale grosso, per non sbagliare gliene ho tirata un po' anche addosso insieme a un po' d'olio, bacche varie e pepi di diverso colore e sapore. Infornata la porcheria, mi sono dedicata alle lenticchie.
e qui entra in gioco LEI, la magnifica pentola a pressione che la nonna di pablo mi ha regalato quest'estate: sul libro di cucina tradizionale avevo deciso di seguire la ricetta delle lenticchie in umido, ma non c'erano indicazioni per le pentole a pressione, così apro febbrile il libretto di istruzioni (in spagnolo) della pentolona, e mi rendo conto che sì, c'è una ricetta delle onnipresenti lenticchie, ma che mi mancano la metà degli ingredienti.
Nessun problema, se ha funzionato con i pesci può funzionare anche con i legumi. E allora mi sono dedicata al mixaggio sapiente delle due ricette, elaborando una bomba di ricettazza che non potrò mai più replicare nella mia vita. Chiusa la pentola a pressione, conto dieci minuti da quando inizia a fumigare (nascondendomi prudentemente dietro la penisola per paura di esplosioni) et voilà: 'na sciccheria! le lenticchie più buone della mia vita!!!
tutto questo per dire che anche se tua madre non ti ha insegnato assolutamente nulla in cucina, anche se le tue amiche sono convinte che tu non sappia cucinare perché sei milanese, e anche se l'ultima cosa nella quale vuoi trasformarti è una casalinga disperata, COMPRA UNA BUONA PENTOLA A PRESSIONE CHE è UNA FIGATA!
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