venerdì 27 febbraio 2009
de cuando fui una dark
ebbene sì, sono stata una dark anche io
avevo diciassette anni, ero alta uno e sessantotto (beh, lo sono ancora) e pesavo 47 chili (quelli ora non più)
ci tenevo ad essere pallidissima, mi ero tinta i capelli di rosso scuro (rosso sangue, niente meno) e li tenevo lunghi, divisi in due bande che mi davano un'aria molto funerea
ovviamente il mio guardaroba non aveva altri colori che il nero, ma era molto più spinto di quello di oggi: minigonne svolazzanti con gli anfibi, top che lasciavano allo scoperto la pancia anche d'inverno, maglioni talmente lunghi che li usavo come un vestito e così via... oggi apparterrei a pieno titolo all'infelice categoria degli emo
non sono mai arrivata a pittarmi le unghie di nero perché mi faceva un po' senso, però la mia festa preferita era Halloween, la mia colonna sonora era "Il fantasma dell'Opera" e scrivevo con una stilografica a inchiostro rosso
perché vi racconto tutto questo? perché tutti abbiamo un passato, innanzitutto (come disse carla bruni a sarkozy, ho un passato pure io ed è di quando vivevo nel paese che ora governa questo minchione, meno male che me ne sono andata)
poi perché, altrimenti, non riuscirei a spiegarmi l'insana passione per il vampirismo che mi ha presa da un po' di tempo a questa parte
è un revival dell'adolescenza, non c'è altra spiegazione
oppure...
... non sarà che quel tizio che amava mordermi sul collo...?
giovedì 26 febbraio 2009
vita (e morte) di una blogger facile
stasera, come quasi ogni sera, entro nel blog per vedere se qualcuno, oltre che leggere i miei post e stare schiscio, se moja y me escribe algo también...
beh, sono stata contenta di trovare un commento, e per di più firmato.
poi esco dal post, mi fo un giretto sulla pagina principale e che ti scopro? che mi sono unita a un altro blog SENZA NEPPURE SAPERLO! ma posso io essere una blogger così facile?
intendiamoci, l'altro blog mi piace un casino, è scritto benissimo ed è un piacere leggerlo, ma... di chi é?
quindi il punto è, vediamo se mi spiego con una metafora, non è che, se la sera prima ti sei lasciata andare un po' troppo e la mattina dopo ti ritrovi nel letto un perfetto sconosciuto ciò implica che quello che è successo durante la notte non ti sia piaciuto, ma almeno vorresti ricordare come tutto è iniziato, e magari con chi!
o voi dite che non è strettamente indispensabile? mah
comunque, stasera il braz-crucco mi ha chiesto con espressione vacua se fossi sempre così contenta, e se non avessi mai magoas, cioè dispiaceri. il tutto è iniziato perché stavo canticchiando qualcosa a voce bassissima, e lui, che evidentemente (evidentemenci) non tollera il minimo rumore in classe sua, me l'ha subito fatto notare. oltretutto mi ha interrotta mentre cantavo, che se c'è una cosa che mi fa incazzare di più è solo quando ti bussano alla porta del bagno chiedendo "Hai quasi finito?". e io che gli ho risposto? NAO, NAO TENHO MAGOAS NUNCA! alla faccia tua tié
ma non è finita: stavamo studiando il verbo IR, che in certe circostanze può essere equiparabile al to be going to inglese, o più comodamente (comodamenci) al "voy a + infinito" spagnolo, insomma è una perifrasi per indicare il futuro. Allora il braz-crucco si gira e ci chiede quali sono gli unici due verbi che non ammettono questa costruzione (non vi sembri strano il fatto che ci chieda le cose prima di avercele spiegate, è il suo modo per dirci che ci stima). Io, non so come non so perché, dico (ma a voce bassissima) "vivir e morir". Ma lui ha il radar nelle orecchie, si gira di colpo mi viene vicino e mi dice che quelle sono le due uniche cose sicure dell'esistenza, e che tutti dobbiamo morire, lui ed io compresi.
Ora, voi come avreste reagito? Io ho trattenuto il mio pugno destro a stento, perché il suo mento era perpendicolare su di me e sarebbe stato troppo facile mandarlo lungo e disteso. Invece no, dal momento che sono una vera signora, l'ho guardato fisso negli occhi senza pronunciare sillaba.
Ma dentro di me, con l'accento meno brasiliano e più portoghese che sono riuscita a trovare, ho sibilato: "Pode ser, mais vocé va morir antes".
mercoledì 25 febbraio 2009
draculescu
bidonata da un amico che tampino da secoli perché suoni il piano in mia presenza (apro parentesi: uno che ha il diploma di pianoforte e non suona mai è come pamela anderson in scafandro: uno spreco. chiudo parentesi), ho deciso di affogare i dispiaceri nel trash, oltretutto slightly illegal
detto- fatto vado su youtube e digito "Van Helsing" - ovviamente qualche malato che l'ha caricato interamente (interamenci) c'è, e me lo vedo.
Dopo 'sti 120 minuti deduco che:
a. Van Helsing 'um me piace
b. Dracula ME PIACE, ME PIACE
c. ho un piano per salvare il nostro paese dalla xenofobia
infatti ho analizzato nel profondo le cause dell'"attizzamento", se così si possono definire, pseudo-scientificamente, le sensazioni provate durante la visione del sopracitato vampiro, e ho dedotto che sono le seguenti:
1. il vampiro attizza perché è elegante, beneducato, veste un po' old fashioned e sa ballare IN COPPIA NON QUELLE SCHIFEZZE DA AUTISTICI che ci propinano nelle discoteche
2. il vampiro è violento ma dolce, tragico e seduttore, un po' morto ma ancora sessualmente attivissimo
3. il vampiro è poligamo, cioè non si farà tanti problemi se anche noi, ogni tanto, eh? dico io
e fino a qui, voi mi direte, che c'entra la xenofobia?
beh, tenetevi forte, perché il prossimo punto è la chiave:
4. il vampiro attizza perché parla da vampiro! cioè con l'accento transilvano. E dove si trova la Transilvania, eh? Dove si trova, ditemelo voi? IN ROMANIA SI TROVA! Ergo, seguite il sillogismo, Dracula attizza - Dracula parla romeno - i romeni attizzano
ora io dico, non risolveremmo la xenofobia se dicessimo alle italiane che i romeni sono direttamente vampiri?!?
martedì 24 febbraio 2009
vamos adeante
proseguono le lezioni di brasiliano
ho secchiato un po' meno questa settimana, ma un occhio gliel'ho comunque dato, sennò il braz-crucco mi avrebbe fulminato
ma, incomprensibilmente, è andato tutto bene, non mi ha neppure interrogato. Ha però insistito per sapere chi avesse scoperto il Brasile, e io mi ricordavo che finiva in "al", così ho detto Pedro Casal, e si è tutto inviperito... PEDRO ALVARES CABRAL! ha sibilato poi. meno male che non sa che lavoro faccio, sennò inizierebbe la mia gogna. Se mi chiede qualcosa dico che sono gelataia. Ma solo d'estate. E solo in Liguria.
La Pina (la figlia dell'Amazzonia delle puntate precedenti) invece mi è andata in pallone totale. Sarà perché il vecchiazzo number one le era seduto a fianco e la tampinava mica da ridere. O forse per qualcos'altro. Ah, ma io gliel'avevo detto: "Non metterti seduta nell'angolo, ci sono vortici di negatività". E lei: "Figurati, io a queste cose non ci credo!" E invece avrebbe dovuto. Da quando si è seduta là, non ha spiccicato una parola e le tre cose che le sono state chieste le ha confuse. A me la volta scorsa era successa la stessa cosa. Potere dell'angolo sfigogeno.
Io invece mi sono lanciata: il braz-crucco finalmente si è accorto che esisto e che sono determinata a imparare la lingua, insomma, sono la sua secchiona. Ora, ogni tanto, sembra che mi osservi con espressione quasi umana. Decisamente durante le mie, di lezioni, non si toccava con mano il terrore come nelle sue.
Comunque, dopo la lezione mi sono fermata a vedere un film con Teresa, la mia nuova amica: "O' paì, ò". Bellissimo, sperimentale, camera a mano e colori accesi, questo film-musical è ambientato in un quartiere di Salvador de Bahia durante l'ultimo giorno di carnevale. è una tragedia travestita da commedia. O viceversa. Un angolo di mondo strabordante saudade e sensualità dove la vita e la morte ballano insieme a ritmo di samba. Insomma, se potete, guardatelo.
E se siete a Milano (Milao) perché non fate un salto all'IBRIT, tanto che ci siete?
Beijinhos
domenica 22 febbraio 2009
nulla accade per caso
(il dipinto è di viola di massimo; www.violadimassimo.com)
oggi pomeriggio, ore 16, con il secondo bucato del fine settimana, quello del bianco, in centrifuga potente e il mocio in mano osservo pensierosa il pavimento della cucina che si sta asciugando.
sto meditando sui disegni che lasciano gli aloni in fase di asciugatura quando, all'improvviso, il telefono. Mia madre, voce trafelata: "Assunta ha due biglietti per lo Smeraldo!" (Assunta è aiuto sarta nei teatri)
"quando?"
"oggi alle sei"
"minchia!"
"appunto. erano per suo figlio, ma ha bisticciato con la ragazza, e ora ha pensato a te"
"ok, dammi dieci minuti"
mi guardo intorno: la casa è sottosopra, io sono conciata da fare pietà e su facebook troneggia epica la scritta "heavy housewife" quando da casalinga mi devo trasformare in organizzatrice di eventi-procacciatrice di amiche e spettatrice di parsons dance. ma, come direbbe la mia amica marianna, niente ci fa, e per prima cosa mando un sms alla romi. niente da fare, la romi è ko da venerdì sera, troppa salsa. così chiamo anna. ma lei, pur abitando a un tiro di sputo dal teatro, mi dice che, francamente, delle sette arti la danza (osservata) è quella che meno le piace. "Fosse stato un corso di salsa..." Ancora 'sta salsa.
così, mentre sono sotto la doccia, decido di lanciare un appello in facebook, della serie "chi mi ama mi segua". a dire il vero, avrebbe potuto trasformarsi anche in un sondaggio a doppio fine: scoprire chi, dei miei amici, è su internet la domenica pomeriggio e chi, invece, ha una vita sociale, e sperimentare quanti di loro volessero venire con me.
devo dire che, a posteriori, sono contenta dei risultati del sondaggio in questione, ma non potevo saperlo alle cinque quando sono schizzata giù dalle scale (i famosi cinque piani a piedi) e mi sono fiondata in macchina. "dunque, quindici minuti e sono al posteggio della metro, poi altri quindici minuti e sono alla fermata dello smeraldo, in tutto dovrei essere là alle cinque e mezza, perfetto" penso mentre scalo le marce attraversando gli amabili quartieri della periferia sud-ovest dove i tamarri si sono accattati persino i dossi e ora l'asfalto giace triste come una coscia con le smagliature
posteggio della metro, cerco posto cerco posto trovo posto! chiudo la macchina, piglio le scale e timbro il biglietto e... mi metto ad aspettare 'sti sette minuti di metro cazzo! ma niente ci fa ( e due). quando scendo in moscova sono così frastornata dal fatto che ci sia ancora la luce alle sei meno un quarto che non mi oriento e invece di andare verso piazza XXV aprile piglio decisa garibaldi e via! fino a che mi rendo conto che ho sbagliato strada, allora inversione a "U" pedestre e arrivo allo smeraldo alle sei meno dieci.
un fracco di gente fuori, tutti in gruppi di almeno otto persone, che mi guardano arrivare trafelata e ORRORE! sola, oh poveretta, perché mai non sei con nessuno? PERCHé SONO EMANCIPATA, ECCO! mi fiondo alla fila dei biglietti omaggio (che figura di merda, che vergogna, ah, vabbé, non sono sola, guarda quanti che la sfangano, ah furbacchioni!)
quando arriva il mio turno, alla mia destra una ragazza con pelle di un invidiabile color caffelatte e capelli (tantissimi) a cespuglietto chiede un biglietto (UNO SOLO PURE LEI) e tira fuori la carta di credito. al che il mio emisfero sinistro chiede (in italiano) i biglietti, e quello destro le grida (in spagnolo) "para, que te voy a invitar yo, que tengo una entrada màs!"
carramba, che sorpresa!
tutto accade in un attimo, piglio i due biglietti omaggio, la salvo dalle grinfie dell'arpia alla biglietteria che si vede sfuggire da sotto il naso venti euro, e mi avvio a braccetto dissimulando una grande amicizia per salvare almeno un po' la faccia. lei è contenta come una pasqua, saltella quasi dicendo "estoy feliz!!!" e così scopro che è brasiliana!!!!! che figata! il resto procede amabilmente: spettacolo divino (per la parsons dance company le leggi della gravità sono qualcosa che non esiste), ripasso linguistico gratis e grande amicizia con Teresa, di Sao Paulo ma da vent'anni a Milano (porella).
dopo lo spettacolo e il cafezinho abbiamo preso insieme la metro e ci siamo sedute a parlare come due vecchie amiche, e lei faceva qualcosa che io reputo meraviglioso: mi toccava mentre parlava! ah, quanto tempo dovrà passare prima che riesca a sciogliere il ghiaccio milanese che mi impedisce di fare altrettanto? comunque, abbiamo parlato di tutto, di danza e di Milano, di amore e di destino.
e ci siamo salutate con un bel sorriso e con una certezza: nulla accade per caso!
sabato 21 febbraio 2009
certe notti
sabato pirandelliano
il sabato è un giorno adorabile... lo passo tra il sensuale e lo svaccato (a volte più il primo, a volte, molte volte, più il secondo)
mi alzo a una certa, tiro su le tapparelle e lascio che il sole mi ferisca quelle cose che ho al posto degli occhi (anche ieri sera siamo andati a ballare, eh?), poi decido che è il momento di fare un po' di yoga... ma prima pipì, ecco fatto, ora sono pronta per cominciare
saluto il sole contorcendomi voluttuosamente sul tappetino, e sento le vertebre scrocchiare, le clavicole emettere degli strani suoni e pure le anche, che sembravano la cosa più certa del mondo, eppur si muovono! dopo che mi sono sentita in successione cane-gatto-lucertola-ponte-albero-e chissà cos'altro decido che è ora di farmi il beverone
allora slitto in pianelle dalla camera da letto alla cucina (evviva, non stai più in un monolocale!!!) e armeggio tra frutta dall'aspetto quantomento sospetto, vitamine, fermenti lattici ed estratti erbacei per creare la pozione che mi darà il "la" - ma siccome non ho cuore di schiaffare tutto insieme nel frullatore come solo john rambo o il padre di bastian nella storia infinita 1 fanno, me li prendo uno alla volta, tanto si mescoleranno nello stomaco.
e, a questo punto, decido chi voglio essere. sì, perché io sono una fervente sostenitrice del verbo pirandelliano, e so per certo che è solo questione di scegliere quale ruolo interpretare.
dunque, chi voglio essere oggi?
"sciuretta domestica pulizie-mercato-bucato"? mmmh, decisamente no, troppa samba mi scorre ancora nel corpo per trasformare i movimenti del bacino in quelli del mocio.
"atleta del sabato mattina"? (corsa nel parco, piscina, scale a piedi su e giù avanti e indietro massiccia e incazzata!!!) uff, proprio no, al solo pensiero mi rimetterei a letto.
"fotografa" alla perenne ricerca della camera oscura per farsi lo sviluppo in casa? mmmhh, devo togliermi il pigiama per uscire! no!
tralascio la "grande cuoca che prepara la cena e poi la congela", la "perfetta secchiona che si porta avanti di tre capitoli del corso di brasiliano", la "prof diligente che prepara le lezioni per tutta la settimana", l'"estetica estetista", che si restaura in vista di non si sa bene poi che cosa, l'"acculturata che si legge quel romanzo che non aveva ancora iniziato" e la "cinefila" stessa cosa ma con un film (queste due ultime non saltano quasi mai fuori il sabato mattina a dire il vero). Troppo presto ancora per l'"amica quanto tempo!", che si attacca al telefono a ciacolare, troppo tardi per la "viaggiatrice", che piglia macchina treno aereo e parte per qualsiasi destinazione.
Penso conveniamo tutti sul fatto che ne rimanga soltanto una. Essìa.
Signori, ecco a voi la "musicista" con varianti quali "pianista da bordello", con repertorio cantabile e ballabile, ma fatto per non disturbare quelli che trombano (inapplicabile - mia madre mi ha fregato il piano); "chitarrista folk" con repertorio impegnato ma impraticabile la mattina a causa di avverse condizioni vocali; "percussionista cubana" ideale quando ti vengono a trovare tutti i tuoi cuginetti e tu li metti ad agitare maracas; "pifferaia magica", modalità non applicata dalle medie; "chitarrista traditionals", in caso di feste col parentado; e quindi, last but not least, lei, io: "chitarrista di bossa-nova".
coisa mais linda....
mercoledì 18 febbraio 2009
agora a bossa é nova
cominciato ieri il corso di portoghese (pardòn brasiliano)
e che dire? è una figata di lingua! poi se sai lo spagnolo è ancora più facile. ma la chiave di tutto è solo lui: il galego;)
sono rimasta un po' così per i compagni di corso: ero abituata ai miei alunni di spagnolo, giovani, carini e (quasi) disoccupati, e mi ritrovo una compagine mista tra pischelli e vecchiazzi, i primi che devono andare a trovare i parenti emigrati e mai più tornati (e cché sso scemi?) i secondi a tentare di far entrare nel loro cervello incartapecorito qualche frase per abbordare le ragazzine sulla spiaggia di copacabana senza far parlare soltanto i reais. C'è poi una ex figlia dei fiori che, date le circostanze, è stata ribattezzata figlia dell'amazzonia, una pijita con parenti acquisiti a Rio e un poveretto, forse ingegnere, che sta tentando di trasferirsi là per sempre e buttare la chiave per tornare qua. E poi ci sono io, che per una volta non ho dovuto fare finta di avere parenti da qualche parte ma che mi sono accomodata dall'altro lato della cattedra. Insomma, prima impressione, depression.
Entra il prof, simpatico, ma un po' inquietante (inchietanci); è quanto di più lontano dal brasiliano da cartolina uno si immagini - in effetti sembra venga giù dal Tirolo e ha un'aria pesantemente crucca e leggermente brilla (parole che devono essere sinonimi). Poi si presenta, e dice che in realtà è un giornalista che insegna per divertirsi. Algo me suena...
E ora la lezione: trattasi di roba seria, il crucco non scherza e ci strapazza di fonetica. Stremati dopo un'ora e mezza di improbabili vocali nasali e snervanti battutine dei vecchiazzi pronunciate con accento simil berlusconiano (il che me li ha resi ancor più simpatici) strisciamo verso la metro (che l'ibrit si trova in san babila - mica bucci!), sui volti dipinta l'incredulità di essersi iscritti alla tortura che durerà fino a maggio. Tutti tranne una, la sottoscritta, che quanto più la fanno secchiare linguisticamente parlando, tanto meglio.
e oggi, difatti ho secchiato. Tanto che ho trovato persino una pagina web che insegna il portoghese brasiliano a chi conosce già lo spagnolo: eccola qua http://tltc.la.utexas.edu/brazilpod/tafalado/index.php
e, per non trascurare la chitarra, ho messo tutto insieme e ha visto la luce una versione molto lindesca di "Chega de saudade".
quindi, ora, sono esausta, auguro a tutti la boa noite (boa noici) e me ne vado a dormire!
lunedì 16 febbraio 2009
a volte ritorna
si può, a quasi cinque anni da un evento traumatico, riviverlo con la stessa intensità?
mettersi a respirare affannosamente come durante un attacco d'asma di quelli tosti, quindi incominciare a piangere, a tremare, cascare quasi per terra se non fosse che si è seduti su una poltrona di cinema e che quindi in terra si è già? e diventare, per qualche, interminabile minuto, centro di attenzione delle file centrali, tuoi alunni compresi, i quali prima si preoccupano un po', poi ti lasciano stare, prima o poi le passerà? quindi alzarsi come un'ubriaca, camminare appoggiandosi ai muri e sgattaiolare fuori di sbieco alla ricerca di un po' d'aria?
si può, si può.
e la prossima volta che a scuola invitano qualcuno a parlare di Costituzione, e questo ti tira fuori di punto in bianco gli attentati di Madrid, con tanto di dettagli e foto, perché è il sostituto procuratore che, da Milano, si occupa di terrorismo internazionale e quindi su quell'attentato ci ha passato i giorni e le notti dal 11 marzo 2004 pomeriggio, beh... mi avvisino che mi faccio un cicchetto, così almeno non sembrerò ubriaca, lo sarò davvero.
mercoledì 11 febbraio 2009
troppu traffico pì nnenti
lo sapevo
se colombo era catalano (ma per alcuni anche galiziano), leonardo da vinci gay e gli spaghetti li hanno inventati i cinesi, ci rimane un'enorme rivincita su queste sòle storiche: shakespeare era siciliano!!!
prove? documenti? basta chiedere, miscredenti: http://www.johnflorio-is-shakespeare.com/index2.html
e se ancora non foste convinti, leggete un po' qua:
“Shakespeare es -digámoslo así- el menos inglés de los escritores ingleses. Lo típico de Inglaterra es el understatement, es el decir un poco menos de las cosas. En cambio, Shakespeare tendía a la hypérbole en la metáfora, y no nos sorprendería nada que Shakespeare hubiera sido italiano o judío, por ejemplo.” Jorge Luis Borges
por ejemplo...
domenica 8 febbraio 2009
venerdì 6 febbraio 2009
giovedì 5 febbraio 2009
rissa da berskha
giovedì 5 centro commerciale
fuori pioggia (posteggio miracoloso) dentro sauna
porta scorrevole che scorre con gagliarda scorrevolezza mentre io scorro dentro con flaccido scoramento post post prandiale
corridoio poi a destra
un negozio, un altro e berskha
odore di polvere e vestiti di qualità scadente
ma economici
economici in crisi economica
odore di ascelle, torbide sensualità compresse in top di una taglia di meno, ma tanto prima dell'estate dimagrisco
piedi sudati, caldo aroma fortemente speziato che alla lunga dà troppo alla testa
mani, fianchi, cosce femminili si strusciano, s'incrociano, languiscono in ambigue boteriane composizioni
magliettine maglioncini pantaloncini come tonni
donne, femmine, ragazze, ex ragazze, carampane, troiette, rifatte, fattone, professoresse, bisessuali, sfigate, lesbiche dichiarate e aspiranti veline come nerobuti siciliani nella mattanza
mani a cercare tessuti incrociano mani, piedi schiacciano alluci dolenti in scarpe troppo strette e un po' alì babà, seni si strofinano all'interno dei capi di qualità scadente che col primo lavaggio stingeranno si restringeranno: la maglia gialla ai poveri dei cassonetti gialli, pescati da uno zingarello acrobata, a testa in giù nel cassonetto giallo
manica di maglia gialla afferrata da una mano inanellata, manica di maglia gialla afferrata da mano con unghie rosicchiate, finite le maniche della maglia gialla. mani che tirano in direzioni opposte. squartamento biblico della maglia gialla.
top rosso ciliegia dai bottoni divelti. pantaloni verdi semicalpestati. top in lurex very zoccola, litigato da due come sopra. jeans tutti irrimediabilmente taglia 36. montagne di maglie per terra, maglioni di lana strappati alle povere pecore ora contesi da due povere vacche.
la cassa batte dling!, la cassiera batte prego!, le commesse battono la fiacca allora?
in fondo, si è un po' tutte battone in un pomeriggio di shopping futurista
mercoledì 4 febbraio 2009
call me Achab
stasera, al Piccolo, Moby Dick
premesse:
1. qualsiasi rappresentazione teatrale, cinematografica, televisiva, radiofonica, telepatica, artistica, musicale, ecc... ecc... ecc... non regge nemmeno le scarpe all'oceanica maestosità di Melville
2. non vedevo l'ora di vedere come avrebbero risolto le scene di caccia in alto mare e mi ritrovo a fissare un dialogo di sordomuti - ecchccazzosestarannaddì?
3. mi hanno scombussolato un po' di battute, dando le migliori a quel pivello di Ismaele che nel libro non ha poi questa grande importanza a livello di personaggio, quanto come testimone e narratore onniscente
4. quando spiegano come si squarta una balena non si capisce un tubo perché parlano tutti insieme - e pensare che quella era una delle parti più gustose hi hi hi!
5. fa impressione veder riassunto un libro di qualche centinaio di pagine in 150 minuti di spettacolo, anche se senza intervallo
... però Albertazzi è un grande Achab. Non sembrava recitasse, pareva che quella fosse davvero la sua vita.
O meglio, che la vera vita del lupo di mare fosse, in realtà, una recita, e che il vero Achab fosse prigioniero di quel suo personaggio di capitano maledetto, che lo spinge a consumarsi le ossa e i giorni alla rincorsa del leviatano.
E che bianchi i suoi capelli, mentre invocava il bianco capodoglio.
E rossa, di un velluto cangiante e scarlatto, la sua marsina.
E malferme, le sue gambe, come se fossero di legno entrambe.
Eppure, maledizione, che poca voglia di morire ha quest'uomo!
"Lascio una scia bianca e inquieta, acque pallide, facce più pallide, dovunque passo. Le onde invidiose si gonfiano ai lati per sommergere la mia traccia: facciano, ma prima io passo."
martedì 3 febbraio 2009
disintossikAZIONE
ieri sono andata a fare shopping
e fin qui niente di strano, ci sono i saldi
uscendo dai negozietti, m'imbatto in un'erboristeria
"Tò, un'erboristeria!"
e, quantunque consapevole che lì, di saldi, nisba, impavida entro.
la ragazza dietro il bancone sembra proprio una secchiona: frangiona bionda, occhialini sulla punta del naso, càmice immacolato
io, invece, sembro proprio una fattona: capello appiccicato, occhiali con ditate, camicia che stamane era quasi stirata e ora, non so come non so perché, sembra "che sia stata messa nel sedere di un cane", come dice mia madre
niente ci fa
mi avvicino il più naturale possibile alla secchiona, le faccio un sorriso, ed esordisco con un bel: "mi sento una merda"
- hm?-
-sì, dunque... MISENTUNAMERDAMISVEGLIOGIàSTANCANONHOVOGLIADIFARNULLAMIFACCIOLADOCCIAOGNIGIORNOEHOPELLECAPELLIDASCHIFODOPOSEIOREMISTACASCANDOLAFACCIAMIVENGONOPUREIBRUFOLIEMISIAPPANNANOANCHEGLIOCCHIALI!!!
- ho capito. bisogna depurare.
e così da oggi sono una fiera depuratrice di me stessa. e non è neanche difficile; madamine, il catalogo è questo:
1) svegliarsi mezz'ora prima ogni mattina per tracannare l'essenza di carciofo e erbe amare diluita in mezzo litro d'acqua
2) fare il saluto al sole, ma senza vomitare con le posizioni a testa in giù, per muovere l'intestino
3) svuotare il medesimo cronometrandomi sennò becco la coda in tangenziale e sono finita - in caso di boicottaggio dell'apparato digerente, rimandare la seduta a più propizi momenti
4) fare colazione, ricordandosi di ingurgitare almeno la spremuta di tre arance, due tazze di the leggero e una di cereali
5) zompare in macchina salendo e scendendo cinque piani a piedi, sempre e comunque, traslochi compresi
6) portarmi dietro le bottigliette, lo sciroppino e il misurino di estratto di cranberry (già soprannominato dai miei alunni "acqua torbida") e berne un litro durante la giornata
7) ricordarmi di prendere due volte al giorno e lontano dai pasti i fermenti lattici
8) non mangiare fuori pasto, e calibrare bene i nutrienti seguendo una dieta bilanciata, armoniosa, completa, alta bionda e con gli occhi azzurri e, utopicamente, fare sport ogni giorno (ma vedi punto 5)
9) andare a letto presto tutte le sere
10) smettere di passare le ore su internet che mi viene la gobba, il culone che fa provincia e mi deprimo pure a leggere tutte le stronzate che la gente scrive sui blog!
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