mercoledì 18 febbraio 2009
agora a bossa é nova
cominciato ieri il corso di portoghese (pardòn brasiliano)
e che dire? è una figata di lingua! poi se sai lo spagnolo è ancora più facile. ma la chiave di tutto è solo lui: il galego;)
sono rimasta un po' così per i compagni di corso: ero abituata ai miei alunni di spagnolo, giovani, carini e (quasi) disoccupati, e mi ritrovo una compagine mista tra pischelli e vecchiazzi, i primi che devono andare a trovare i parenti emigrati e mai più tornati (e cché sso scemi?) i secondi a tentare di far entrare nel loro cervello incartapecorito qualche frase per abbordare le ragazzine sulla spiaggia di copacabana senza far parlare soltanto i reais. C'è poi una ex figlia dei fiori che, date le circostanze, è stata ribattezzata figlia dell'amazzonia, una pijita con parenti acquisiti a Rio e un poveretto, forse ingegnere, che sta tentando di trasferirsi là per sempre e buttare la chiave per tornare qua. E poi ci sono io, che per una volta non ho dovuto fare finta di avere parenti da qualche parte ma che mi sono accomodata dall'altro lato della cattedra. Insomma, prima impressione, depression.
Entra il prof, simpatico, ma un po' inquietante (inchietanci); è quanto di più lontano dal brasiliano da cartolina uno si immagini - in effetti sembra venga giù dal Tirolo e ha un'aria pesantemente crucca e leggermente brilla (parole che devono essere sinonimi). Poi si presenta, e dice che in realtà è un giornalista che insegna per divertirsi. Algo me suena...
E ora la lezione: trattasi di roba seria, il crucco non scherza e ci strapazza di fonetica. Stremati dopo un'ora e mezza di improbabili vocali nasali e snervanti battutine dei vecchiazzi pronunciate con accento simil berlusconiano (il che me li ha resi ancor più simpatici) strisciamo verso la metro (che l'ibrit si trova in san babila - mica bucci!), sui volti dipinta l'incredulità di essersi iscritti alla tortura che durerà fino a maggio. Tutti tranne una, la sottoscritta, che quanto più la fanno secchiare linguisticamente parlando, tanto meglio.
e oggi, difatti ho secchiato. Tanto che ho trovato persino una pagina web che insegna il portoghese brasiliano a chi conosce già lo spagnolo: eccola qua http://tltc.la.utexas.edu/brazilpod/tafalado/index.php
e, per non trascurare la chitarra, ho messo tutto insieme e ha visto la luce una versione molto lindesca di "Chega de saudade".
quindi, ora, sono esausta, auguro a tutti la boa noite (boa noici) e me ne vado a dormire!
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2 commenti:
estratto da un blog al quale ho rubato la foto di copertina del mio post.
The Bossa Nova Cure
“When I’m listening to bossa nova, it seems like everything’s right with the world.” I was talking to my therapist of the time about my (then) chronic depression. I hadn’t been seeing him that long and we were still finding out if it was a fit. “That slinky slide,” I said, “that bittersweet quality, that sexy smooth sunlight-on-the-beach thing. You get the feeling that whatever happens with the world, it’ll be okay.” I looked to see if he was tracking. “It’s practically a spiritual thing.”
The therapist was looking at me intently. His hair was graying and mine wasn’t. At least not obviously. “You’ve just named your cure,” he said. “Listen to more bossa nova.”
You’d be amazed to find out how many of my depressed patients subsist on a diet of Morrissey and The Cure. Or the anxious ones who live on the most aggro Hip Hop and several grande Starbucks a day. A client I once had to intervene on so she wouldn’t kill herself? Her favorite band was the Suicidal Tendencies. (She came back the next week wearing a T-shirt she had made up that said “Choose Life.”) (Not knowing that that usually means something else.)
The other day I caught myself cursing at a #$%& driver on the freeway. When I came to, I noticed I was all adrenal-ized by the The World of Goa Trance I was listening to. Well, no wonder. I switched to Love, Peace, Chant by David Newman. The other drivers on the road sighed a silent ‘thank you.’
I’m not a trained music therapist, but it seems to me there’s a lot to be said for orchestrating the soundtrack of our lives. It’s sort of an alchemy, yes? A little of this, a little of that, until we get just the right mood.
Sometimes psychotherapy is really helpful. Nothing matches it for getting unstuck, extricating ourselves from ancient patterns we can’t see on our own. Sometimes we really need that other person in our court, someone who has already delved into realms we’re only beginning to explore. Other times what we need is a lifestyle overhaul, like some new music. Bossa Nova may not be your thing, but what if it is and you’ve been missing out all this time? Or it might be African music, which is a dependable mood lifter as well. Choose more of what makes you happy. Really happy, not just addictively high. There’s a big difference, you know.
I didn’t stay with that therapist very long, but from that one simple directive I got more than from others I stayed with for years. You should see my bossa nova collection. Getz/Gilberto, anyone?
© Catherine Auman 2009
"i vecchiazzi... a tentare di far entrare nel loro cervello incartapecorito qualche frase per abbordare le ragazzine sulla spiaggia di copacabana senza far parlare soltanto i reais"
Qui c'è il senso della vita dei primati superiori (ma presumo anche di tanti altri mammiferi)
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